Quello dei detergenti è un settore industriale che ha un'influenza molto elevata sulla vita di tutti i giorni.
Nei paesi industrializzati il consumo annuo pro-capite dei detergenti è estremamente elevato (si parla di quantità nell'ordine di 20 - 30 Kg/anno) e una quota dominante di questo consumo è rappresentata dai detersivi per il lavaggio di indumenti.
Nel corso degli anni, l'industria della detergenza è stata spinta verso l'innovazione sia da mutevoli spinte di mercato verso nuovi prodotti, quali i detersivi liquidi ed i concentrati, sia dalla legislazione per la protezione ambientale che, a livello europeo ed italiano, ha fornito tutta una serie di direttive e di regolamenti sui criteri di biodegradabilità che devono essere rispettati.
Per Legge, quando si parla di "biodegradabilità" di un detergente, è bene sapere che ci si riferisce esclusivamente al grado di biodegradabilità dei tensioattivi in esso contenuti ed è valutata con test di laboratorio (Confirmatory test, OECD 304D) con il quale questa viene verificata in un periodo di ventotto giorni, a mezzo di "fango attivo" da acclimatare durante la prova.
Il tensioattivo testato (e quindi non il "prodotto" finito nel suo complesso) può quindi essere ammesso alla vendita se risulta avere, dopo tale periodo, una biodegradabilità superiore al 90%.
C'è inoltre da ricordare che i tempi di trattamento dei reflui negli impianti di depurazione biologici sono in un ordine di grandezza di ore e quindi anche i detergenti dovrebbero avere queste come termine di grandezza e non i giorni così come invece previsto. Questo test, quindi, viene giudicato non adeguato e troppo permissivo da parte degli specialisti.